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Domenica 19/05/2024
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Cenni Storici

Preistoria

I ritrovamenti archeologici più antichi nel territorio di Manerbio risalgono al Neolitico inferiore. I primi abitatori di questa zona, secondo gli archeologi, appartenevano all'etnia iberica, una razza di origine africana giunta fin qui attraverso la Spagna, la Francia e le Alpi.
Successivamente il territorio di Manerbio fu occupato durante l'età del bronzo (1200 a.C.) dai Liguri, che avviarono le prime opere di bonifica delle numerose paludi, sfruttando il terreno per l'agricoltura. Testimonianza del passaggio dei Liguri sono alcune parole di origine ligure nel dialetto manerbiese.

Periodo Etrusco e Fondazione di MANERBIO

Furono tuttavia gli Etruschi (VIII-VII secolo a.C.) a dare lo sviluppo maggiore a Manerbio, oltre che il nome che tuttora porta. Manerbio fu infatti un luogo consacrato solennemente alla divinità Minerva, così da chiamarsi Vicus Minervius o Minervium, cioè villaggio, luogo, rocca, tempio di Minerva. Minerva faceva parte della triade divina etrusca e il suo culto fu poi introdotto a Roma sotto i Tarquini e identificato in seguito con la dea greca Atena, protettrice della libertà cittadina.
Gli Etruschi hanno dato un ampio sviluppo all'agricoltura, con grandi opere di bonifica e di controllo sugli straripamenti del fiume Mella.
Testimonianza dell'origine etrusca di Manerbio sono due are votive trovate nella zona e ora conservate a Brescia dedicate alle matrone (Matronae Matres) protettrici delle sorgenti e delle strade, divinità di origine etrusca.

I Galli Cenomani

Tra il 550 e il 530 a.C. si verificò un'invasione da parte di popolazioni di origine celtica, provenienti della Francia. Tali invasioni si protrassero per circa un secolo e mezzo. Il territorio della pianura bresciana fu occupato dai Galli Cenomani, una stirpe del popolo celtico degli Aulerci. Brescia divenne la capitale del dominio dei Galli Cenomani.
Molto probabilmente l'invasione gallica trovò molta resistenza da parte degli allora abitanti di Manerbio: infatti con ogni probabilità, il villaggio fu distrutto o cadde in rovina e fu ricostruito più ad ovest, al di là del fiume Mella. I Galli Cenomani furono alleati di Roma durante il periodo di guerra contro le invasioni di altri popoli gallici nei confronti di Roma, tra cui ricordiamo quella di Brenno. Questi buoni rapporti fra Roma e il dominio dei Cenomani fece sì che quest'ultimo divenne prima un alleato e poi un protettorato della Repubblica Romana, fino poi ad esserne annesso; agli abitanti della zona venne anche concessa la cittadinanza romana.

Il Periodo Romano

Con l'amministrazione romana, il pagus di Manerbio ebbe grande lustro: era infatti posto sulla via di comunicazione con Cremona e controllava il ponte sul fiume Mella. Sorse pertanto un importante centro amministrativo, dove ora sorge la Manerbio attuale: fu costruito un nuovo tempio alla dea Minerva, furono costruiti uffici civili e militari, il collegio dei sacerdoti del tempio, il foro e anche delle terme.
Questo periodo fiorente di Manerbio è testimoniato da un gran numero di reperti: lapidi, iscrizioni, statue, colonne, fregi, etc., alcuni dei quali conservati a Brescia. Sono state anche ritrovate cinque ville romane e una necropoli dei primi secoli dell'Impero Romano.

Il Medioevo

Con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente (476 d.C.), l'Italia, come sappiamo, subì l'invasione da parte di numerose popolazioni barbare; la zona della pianura bresciana è stata invasa prima dagli Eruli, poi dagli Ostrogoti, dai Bizantini, dai Longobardi e infine dai Franchi. Sotto il dominio di questi ultimi venne introdotto il sistema feudale.
A Manerbio vennero costruiti un castello e altre fortificazioni. Il castello, che secondo le testimonianze storiche doveva essere piuttosto imponente, era circondato da un fossato e munito di alte e massicce mura.
Intorno all'anno 1000 in Manerbio nacque probabilmente la prima comunità di libero Comune, in contrasto con la consuetudine dell'Imperatore di cedere feudi ad ecclesiastici. Le lotte fra Impero e Papato videro la distruzione del Castello di Manerbio da parte delle truppe dell'Imperatore Arrigo IV.
Dopo la Pace di Costanza (1183) vennero riconosciute le autonomie comunali. Anche Manerbio ebbe una sua comunità, detta Comunità Manerbiese o Communitas Minervii. Tale comunità aveva a capo un console, coadiuvato da un massaro (una sorta di tesoriere), da un andadore (o messo) e da un cancelliere (o segretario). Vi erano poi 3 sindaci (la figura del sindaco era una sorta di revisore dei conti) e da 12 consoli di arengo che costituivano il Consiglio Speciale, la giunta di governo del comune. Vi era infine la Vicinia o Consiglio Grande, cui prendevano parte con diritto di voto i capi delle famiglie che avevano costituito il Comune. La comunità possedeva un maglio, tre mulini, rogge, canali, una fornace, un torchio e una macina, un forno pubblico, due osterie, una fabbrica di polvere da sparo; aveva inoltre il diritto di riscuotere le tasse, provvedendo a tutte le necessità pubbliche.
Tuttavia anche allora vi furono diverse lotte: la più importante fu quella fra le fazioni dei Guelfi e quella dei Ghibellini, in special modo fra i secoli XIII e XIV. Manerbio era ghibellina e dunque acerrima nemica di Brescia, che era invece guelfa. Nel 1168 si ebbe una ribellione dei manerbiesi nei confronti di Brescia. Nel 1271 Brescia assediò il Castello di Manerbio, dove si erano rifugiati i ghibellini manerbiesi e quelli di tutta la zona. I Bresciani, aiutati dalle truppe inviate da Carlo d'Angiò, riuscirono dopo oltre un mese di assedio a vincere la resistenza manerbiese, facendo prigionieri gli avversari e distruggendo il Castello.

La Repubblica di Venezia e il periodo napoleonico

Nel 1426 il territorio del libero Comune di Manerbio fu annesso alla Repubblica di Venezia. I Visconti di Milano tentarono di strappare il territorio bresciano dalle mani della Serenissima, ma furono sconfitti prima a Maclodio, nella bassa bresciana (1427), poi sotto le mura di Brescia (1438).
Tra il 1511 e 1512 si ebbe una breve parentesi di occupazione francese, grazie alla vittoria su Venezia ad Agnadello nel 1508. Dopo una rivolta dei bresciani nei confronti dell'esercito francese, Brescia e il suo territorio ritornarono sotto Venezia nel 1516, per rimanervi fino al 1797.
Nel 1797, con il Trattato di Campoformio, veniva dichiarata decaduta la Repubblica di Venezia e Brescia, con il suo territorio, si costituì nella Repubblica Bresciana, che entrò poi a far parte della Repubblica Cisalpina, seguendo poi le vicende napoleoniche, con l'annessione prima alla Repubblica Italiana (1802) e infine al Regno d'Italia (1805).

Il Risorgimento

Dopo il congresso di Vienna, nel 1814, Brescia e il suo territorio vengono occupati dagli Austriaci, che avviarono una dura repressione di coloro che avevano collaborato con i Francesi durante il periodo napoleonico.
Durante il periodo dei moti del 1848-1849 Manerbio fu molto attiva, inviando anche uomini a Brescia per aiutare gli uomini di Tito Speri, assediati dagli Austriaci (X giornate di Brescia).
Manerbio poi sostenne le truppe piemontesi durante la II Guerra d'Indipendenza (1859) e la sua comunità si adoperò a prestare soccorso ai feriti delle battaglie di Solferino e San Martino, mettendo a disposizione le proprie chiese e creando degli ospedali militari.
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